Il santuario francescano di Chiusi della Verna

In provincia di Arezzo è situato uno dei luoghi simbolo dell’ordine francescano: il santuario di Chiusi della Verna. Il luogo venne donato a San Francesco dal Conte Orlando Catani nel 1213 e, attenendosi alla semplicità di Assisi, venne eretto il complesso, concepito come luogo di “penitenza” e di contemplazione. L’importanza di questo luogo per l’ordine francescano è sempre stata rilevante, essendo il luogo in cui San Francesco ebbe la visione mariana, nel 1218, e ricevette le stigmati, nel 1224; oltre che ricordare gli episodi della tentazione, avvenuta all’interno del santuario stesso. Insomma, è un luogo mistico intriso di spiritualità, natura e anche arte.

Il santuario si articola in diverse strutture: il nucleo originario comprendeva poche celle e la chiesa di Santa Maria degli Angeli, una piccola costruzione ad aula unica edificata a ridosso della visione mariana e inaugurata solamente nel 1260. Nel corso del tempo è stato ampliato, con la costruzione della Basilica maggiore, il corridoio delle stigmati, il museo (attualmente non visitabile); mentre nel bosco è presente una piccola cappella sorta al posto di un albero centenario, molto caro a Frate Leone. Tutte le strutture sono accomunate dalla loro architettura sobria e priva di sfarzo, mentre gli interni, degni di nota, sono il frutto della grande commissione alla bottega toscana dei Della Robbia. La presenza dei ceramisti è evidente sia nella chiesa più antica di Santa Maria degli Angeli, sia nella Basilica maggiore, dedicata alla Madonna Assunta, costruita nel 1348 e inaugurata nel 1509, probabilmente occasione per la commissione delle splendide ceramiche di Santa Maria degli Angeli.

Nei manuali di storia dell’arte, Andrea Della Robbia è noto per il cantiere dell’Ospedale degli Innocenti a Firenze, dove fra gli archi del Brunelleschi sono presenti questi tondi di terracotta invetriata. Invece a Chiusi della Verna le ceramiche assumono un ruolo maggiore, essendo l’elemento decorativo preponderante. Soliti a vedere la terracotta per la realizzazione di opere di piccolo e medio formato, vedere le grandi dimensioni delle opere della bottega ci lasciano a bocca aperta; nella navata dell’Assunta si susseguono terracotte raffiguranti episodi e iconografie miliari della storia di Maria e di Gesù, dall’Annunciazione alla Resurrezione, il tutto in grande formato come se fossero tele cinquecentesche.

Santa Maria degli Angeli

Basilica maggiore dell’Assunta

Nella maggior parte delle opere il colore viene usato per lo sfondo e gli elementi di paesaggio e di “scena”, mentre i protagonisti sono bianchi, colore della purezza, messi in risalto dall’intenso azzurro dello sfondo. Ogni scena è corredata da un’iscrizione che descrive l’episodio, con un grande uso di troncature e abbreviazioni. Fanno eccezione le due terracotte realizzate per Santa Maria degli Angeli, dove il colore è preponderante e acceso, lasciando in bianco solo per la carnagione dei protagonisti, mentre nella parte inferiore al posto dell’iscrizione c’è la Vergine con il bambino circondata da santi. Questo cambiamento può essere dato dalla maturazione di stile di Andrea della Robbia, considerando che venne realizzato nel 1490, quasi 10 anni dopo il resto delle opere, o il frutto della collaborazione con Luca Della Robbia il Giovane.

Oltre alle opere dei ceramisti, il santuario presenta un lungo ciclo di affreschi nel corridoio delle stigmati, struttura che collega le due chiese. Il corridoio venne chiuso nella seconda metà del Cinquecento, per permettere ai monaci di effettuare la processione fra le due chiese riparati dalle intemperie. Nel Seicento venne affidato al pittore Emanuele da Como il compito di affrescare la vita di San Francesco lungo tutto il corridoio; il ciclo di affreschi venne restaurato nel 1840 e, dato lo scarso valore artistico e il pessimo stato conservativo, nel 1929-1960 venne completamente ridipinto e riaffrescato da Baccio Maria Bacci.

Il santuario si presta benissimo a terrazza panoramica sulle colline del Casentino; sorge su una roccia a picco al centro del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, offrendo sia un belvedere di elevata bellezza ma anche un vasto percorso di trekking all’interno del Bosco delle Fate e del parco nazionale. Per i più appassionati il santuario è raggiungibile a piedi dal paese, altrimenti è anche possibile arrivare in macchina; per informazioni sul santuario e le sue soluzioni di ospitalità cliccare qui.

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